“Benché la mafia abbia un ruolo centrale nella narrazione, questa non è però la solita serie tv sulla mafia. Lo si capisce subito da come è impostata la fotografia, volutamente sporca, chiaroscurale, con una color correction che vira al seppia, perfetta per ricreare le atmosfere della Sicilia del 1993. E poi il grande ritmo infuso dalla regia di Stefano Lodovichi e Davide Marengo, che mischia sapientemente rallenty, sequenze action piuttosto cruente – almeno per i canoni della Rai – e didascalie che ricordano i credits dei film di Tarantino per introdurre i vari boss.
Se per i temi trattati si può pensare che Il cacciatore sia un prodotto indirizzato a un pubblico adulto, il modo in cui è confezionato spinge invece verso un audience più giovane, quello delle serie di Netflix e di Sky…”